Umberto D.

Anno:
1952
Durata:
89

Sinossi

Un corteo non autorizzato di pensionati viene fatto sgomberare dalla polizia. Tra i manifestanti che chiedono un aumento c’è anche Umberto Domenico Ferrari che vive quasi in miseria. Per poter pagare l’affitto vende il suo orologio ma, tornato a casa, trova la sua camera sub-affittata a una coppia. Le inutili lamentele con la padrona di casa lo portano a essere sfrattato di casa se non pagherà entro pochi giorni. Umberto, rimasto con il suo cagnolino Flaik e la sua confidente Maria, tenta invano di anticipare metà pagamento, ma la padrona di casa è irremovibile. Il giorno dopo, afflitto da febbre, si fa ricoverare in ospedale, sperando in una lunga degenza. Dimesso dall’ospedale, trova il suo appartamento in ristrutturazione, pronto a ricevere gli ospiti dell’imminente matrimonio della padrona di casa. Non trovando più il cane si mette sulle sue tracce e incontra Maria, disperata poiché, pur essendo incinta, è stata lasciata dai suoi due amanti che non vogliono assumersi la responsabilità di un figlio. Fortunatamente, Umberto ritrova il suo cane appena in tempo prima che venga soppresso insieme ad altri cuccioli. L’orgoglio di Umberto è tale da non riuscire nemmeno a chiedere l’elemosina insieme a Flaik e prova vergogna dinanzi ai suoi conoscenti che al contrario di lui vivono agiatamente. Rassegnato, decide di partire, ma non riesce a trovare una degna sistemazione per il suo unico amico. L’estrema e insana mossa è infine il suicido sotto un treno. Però il cane intuisce il pericolo e scappa. Incoscientemente (o forse no), Flaik gli salva così la vita, dato che Umberto s’allontana dalle rotaie per recuperarlo. Il cagnolino, inizialmente diffidente, torna quindi dal suo padrone, dandogli forza e speranza.

Note a margine

Nomination all’Oscar 1957 per il soggetto di Cesare Zavattini, per poco non vinse la Palma d’oro a Cannes, ma fu premiato come “miglior film” al Festival di Punta del Este e dai critici di New York (ex aequo). Venne attaccato dal governo democristiano che lo considerò troppo pessimista e denigratorio della situazione sociale italiana. Ne parlarono bene invece Cesare Pavese e André Bazin, che ne mise in luce la capacità di osservazione e l’asciuttezza di racconto, ammirandone l’abilità di rendere spettacolare e drammatico il “tempo stesso della vita”, in particolare nelle scene del coricarsi di Umberto, quando crede di avere la febbre, o del risveglio della ragazza a servizio (vedi Qu’est-ce que le cinema?, IV, 1962). Girato in ambienti naturali, fuori dagli studi, e con attori non professionisti (o almeno non ancora), il film nacque da una notizia apparsa su un giornale del suicidio di un anziano solitario. Sulla coda della polemica, Zavattini scrisse che “il cinema non dovrebbe mai voltarsi indietro. Dovrebbe accettare come conditio sine qua non, la contemporaneità” (in Alcune idee sul cinema, 1953), “non frange sentimentali, non rifugi nella favola, ma il gelo dei soli e perfino quella scontrosità sgradevole del personaggio ‘antipatico’ che è probabilmente per De Sica il dato più ostico da esprimere” (Tino Ranieri).

Artistic Cast:
Carlo Battisti (Umberto) Maria Pia Casilio (Maria) Lina Gennari (Antonia) Memmo Carotenuto (Degente)
Crew:
regia Vittorio De Sica soggetto e sceneggiatura Cesare Zavattini fotografia Aldo Graziati montaggio Eraldo Da Roma scenografia Virgilio Marchi musica Alessandro Cicognini
Direction notes:
Nomination all'Oscar 1957 per il soggetto di Cesare Zavattini, per poco non vinse la Palma d'oro a Cannes, ma fu premiato come "miglior film" al Festival di Punta del Este e dai critici di New York (ex aequo). Venne attaccato dal governo democristiano che lo considerò troppo pessimista e denigratorio della situazione sociale italiana. Ne parlarono bene invece Cesare Pavese e André Bazin, che ne mise in luce la capacità di osservazione e l'asciuttezza di racconto, ammirandone l'abilità di rendere spettacolare e drammatico il "tempo stesso della vita", in particolare nelle scene del coricarsi di Umberto, quando crede di avere la febbre, o del risveglio della ragazza a servizio (vedi Qu'est-ce que le cinema?, IV, 1962). Girato in ambienti naturali, fuori dagli studi, e con attori non professionisti (o almeno non ancora), il film nacque da una notizia apparsa su un giornale del suicidio di un anziano solitario. Sulla coda della polemica, Zavattini scrisse che "il cinema non dovrebbe mai voltarsi indietro. Dovrebbe accettare come conditio sine qua non, la contemporaneità" (in Alcune idee sul cinema, 1953), "non frange sentimentali, non rifugi nella favola, ma il gelo dei soli e perfino quella scontrosità sgradevole del personaggio 'antipatico' che è probabilmente per De Sica il dato più ostico da esprimere" (Tino Ranieri).

Selezione film

La rete degli spettatori porta film di qualità nelle sale e nelle scuole, facendo incontrare il pubblico con registi, sceneggiatori e attori.