Una sinfonia di paesaggi di oggi e di ieri, filmati d’archivio e musiche elettroniche, terre vicine e lontane. Una lingua inventata, né italiano né dialetto, musicale ed espressiva come quella di un cantastorie. Nato nel 1899, l’analfabeta siciliano Vincenzo Rabito racconta il Novecento attraverso migliaia di fitte pagine dattiloscritte raccolte in quaderni legati con la corda. Dall’estrema povertà al boom economico, è un secolo di guerre e disgrazie, ma anche di riscatto e lavoro. Il punto di vista inedito è quello di un ultimo che, scrivendo la propria autobiografia, rilegge la storia d’Italia in una narrazione appassionata e travolgente che emoziona e commuove, obbligando a fare i conti con verità contraddittorie e scomode.
Dalla Scheda PDF di approfondimento
Cosa decide di fare di un testo un documento da conservare? la destinazione d’uso? il suo valore? il suo essere manufatto a testimonianza di chi l’ha costruito? Lo storico Jacques Le Goff sostiene che non tutti i modelli e le immagini che le società decidono di conservare per il futuro, consapevolmente o inconsapevolmente, siano o vengano trasformati in documenti, cioè assumano un valore di prova rispetto agli storici; anzi, che la storia si possa e si debba costruire utilizzando anche i monumenti, cioè quelle cose costruite con un valore estetico o comunque secondo un principio d’accettabilità che non si fondi sulla verità, e che manifestino comunque la memoria. Il testo di Vincenzo Rabito (1899-1981), debordante, sgrammaticato, al limite della leggibilità, è un album personale, destinato alla famiglia, o forse solo a se stesso, nella tarda ricostruzione di un’identità che egli sente svanire con l’età. Eppure diventa una cavalcata lungo tutto il XX secolo.
Dalle Note di regia
Rabito, come un erore dei cantastorie, attraversa a piedi un secolo, entrando di diritto nelle pieghe dei grandi eventi collettivi con l’inchiostro sgrammaticato della sua macchina da scrivere. Per questo, mettendo le mani sulla memoria visiva degli italiani, ho contraddetto la versione ufficiale della storiografia per immagini per reinventare il significato di quei filmati in bianco e nero sporcandoli, a mia volta, d’inchiostro blu, verde, rosso, giallo.