Salvatore Giuliano

Anno:
1962
Durata:
118

Sinossi

Il film ricostruisce la complessa figura del bandito Salvatore Giuliano (1922-1950) e i risvolti economici, politici e criminali della sua vicenda: da comandante dell’esercito separatista siciliano a uomo di fiduciosi dei latifondisti mafiosi, assieme al compare Gaspare Pisciotta (1924-1954). Quando nel 1947 si compie la strage di Portella della Ginestra, di cui rimasero vittime decine di operai comunisti durante i festeggiamenti del 1° maggio, Giuliano viene ucciso dai carabinieri: il compare è portato in processo, ma anche lui – avvelenato in carcere – si porterà più di un segreto nella tomba.

Note a margine

Uno dei più illuminanti esempi di cinema civile italiano, di cui il regista Francesco Rosi (che ha scritto il film con Enzo Provenzale, Suso Cecchi D’Amico e Franco Solinas) è riconosciuto uno dei migliori maestri, esempio tra i primissimi di fusione tra la finzione drammaturgica e stilistica e il linguaggio del documentario e dell’inchiesta. Attraverso una serie di flashback, Rosi ricostruisce la vita e le opere di Giuliano e del suo clan, ma soprattutto indaga sulla Sicilia tra il 1943 e il 1950 (il titolo di lavorazione era appunto Sicilia 1943-50), sui nodi che hanno legato e che legano tutt’ora indissolubilmente l’economia della regione alle sue radici criminali e queste alla politica nazionale. Un film biografico che diventa indagine storica e cronaca e che, visto a 50 anni di distanza, è una cartina di tornasole del presente; ma anche una prova di come il cinema d’impegno civile italiano passi anche per una forte componente stilistica, come dimostrano la fotografia di Gianni Di Venanzo, la musica di Piero Piccioni e il montaggio di Mario Serandrei.

Raccontato fuori campo dalla voce dello stesso Rosi, Salvatore Giuliano vinse l’Orso d’argento per la miglior regia al festival di Berlino, 3 Nastri d’argento (al film, alla musica e alla fotografia) e il Globo d’oro come miglior film; ma soprattutto contribuì alla nascita di una Commissione nazionale d’inchiesta sulla mafia, sebbene uscì con l’assurdo divieto ai minori di 16 anni.

Artistic Cast:
Frank Wolff (Gaspare Pisciotta) Salvo Randone (Presidente della Corte d'Assise) Federico Zardi (Avvocato di Pisciotta) Pietro Cammarata (Slavatore Giuliano) Sennuccio Benelli (Giornalista)
Crew:
regia Francesco Rosi scoggetto e sceneggiatura Suso Cecchi D'Amico Enzo Provenzale Francesco Rosi Franco Solinas fotografia Gianni Di Venanzo montaggio Mario Serandrei musica Piero Piccioni produttore Franco Cristaldi
Direction notes:
Uno dei più illuminanti esempi di cinema civile italiano, di cui il regista Francesco Rosi (che ha scritto il film con Enzo Provenzale, Suso Cecchi D'Amico e Franco Solinas) è riconosciuto uno dei migliori maestri, esempio tra i primissimi di fusione tra la finzione drammaturgica e stilistica e il linguaggio del documentario e dell'inchiesta. Attraverso una serie di flashback, Rosi ricostruisce la vita e le opere di Giuliano e del suo clan, ma soprattutto indaga sulla Sicilia tra il 1943 e il 1950 (il titolo di lavorazione era appunto Sicilia 1943-50), sui nodi che hanno legato e che legano tutt'ora indissolubilmente l'economia della regione alle sue radici criminali e queste alla politica nazionale. Un film biografico che diventa indagine storica e cronaca e che, visto a 50 anni di distanza, è una cartina di tornasole del presente; ma anche una prova di come il cinema d'impegno civile italiano passi anche per una forte componente stilistica, come dimostrano la fotografia di Gianni Di Venanzo, la musica di Piero Piccioni e il montaggio di Mario Serandrei. Raccontato fuori campo dalla voce dello stesso Rosi, Salvatore Giuliano vinse l'Orso d'argento per la miglior regia al festival di Berlino, 3 Nastri d'argento (al film, alla musica e alla fotografia) e il Globo d'oro come miglior film; ma soprattutto contribuì alla nascita di una Commissione nazionale d'inchiesta sulla mafia, sebbene uscì con l'assurdo divieto ai minori di 16 anni.

Selezione film

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