Reality

Anno:
2012
Durata:
115

Sinossi

Il settimo film di Garrone comincia e finisce con due sequenze aeree, una in abbassarsi, l’altra in alzarsi. È una farsa tragicomica, che lui chiama fiaba, di un realismo magico. Ha un protagonista assoluto nel pescivendolo di Napoli Luciano Ciotola, interpretato da Arena, condannato nel 1991 come camorrista, rinchiuso nel carcere di Volterra e che, da dodici anni, fa l’attore nella Compagnia della Fortezza con la regia di Armando Punzo. Per compiacere la famiglia, Luciano fa un provino per Il Grande Fratello. Supera due audizioni, ma la chiamata definitiva non arriva mai. Ne fa una malattia: vende il negozio, rompe con la moglie, passa le giornate davanti al televisore, regala ai poveri i suoi mobili, rinuncia alle sue piccole truffe e poco a poco si convince che la tv lo faccia spiare per controllare la sua sincerità. Nel finale tutt’altro che catartico si intrufola nella casa della trasmissione tv. È un grottesco che non fa ridere. Non ha nemmeno il cinismo irridente delle vecchie commedie di un Risi o di un Monicelli. C’è solo la constatazione di un populismo diffuso senza sensi di colpa, vicino all’ultimo Fellini e senza la malinconia di Eduardo De Filippo. Sembra scomparsa la differenza tra la realtà e la sua rappresentazione. Se noi guardiamo la tv, la tv guarda noi, e ci giudica. Grand Prix della giuria a Cannes.

(sinossi tratta da ilMorandini –  il Dizionario completo dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini)

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Trailer:

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