L’intervallo

Anno:
2012
Durata:
80

Sinossi

Un ragazzo, una ragazza rinchiusi in un enorme edificio abbandonato di un quartiere popolare. L’uno deve sorvegliare l’altra. Lei è la prigioniera, lui è obbligato dal capoclan di zona a fare da carceriere. Malgrado la giovane età, ambedue sono troppo cresciuti. Veronica si comporta da donna matura e spregiudicata, Salvatore da ometto che deve badare al lavoro e alla tranquillità. Così, di fronte alla violenza di quella reclusione, i due giovani hanno reazioni diverse: Veronica scalpita e si ribella; Salvatore è più remissivo e accomodante, non si sa se per paura o per realismo. Sono entrambe vittime ma è come se ognuno desse la colpa all’altro della propria reclusione. Col passare delle ore, però, l’ostilità tra i due si trasforma in un’inevitabile intimità, fatta di scoperte e di confessioni reciproche. Tra le mura di quel luogo isolato e spaventoso, Veronica e Salvatore trovano il modo di riaccendere i sogni e le suggestioni di un’adolescenza messa troppo in fretta da parte. I due ragazzi vivono così un improvviso intervallo dalle loro esistenze precocemente adulte, tentati alla fine di trasformare quella fuga fantastica in una vera evasione prima che la banda venga a presentare a Veronica il proprio verdetto.

Un racconto d’amore spezzato, di poesia calpestata, per narrare le difficoltà di essere adolescenti nella periferia violenta di una metropoli contemporanea. Il primo film “fiction” di Leonardo Di Costanzo, talento del cinema del reale europeo. Scritto con Mariangela Barbanente e Maurizio Braucci, autore di punta della nuova narrativa italiana e sceneggiatore, oltre ad altri, dei film Gomorra e Reality di Matteo Garrone.

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L’esplorazione del posto, magistralmente fotografato da Luca Bigazzi, quasi fosse un giardino segreto rovinato dall’incuria, li fa abbandonare la maschera di guappo e femmina navigata che pensano di recitare e trasfigura l’ostilità iniziale in una specie di complicità, alla fine però interrotta. Chi regna è l’attesa, quel che, come dice Paul Valéry, si oppone specularmente alla sorpresa: questa è dove “quel che è (già) non è (ancora)”, la prima è dove “quel che non è (ancora) è già”. E allora aspettando ci si può dividere l’acqua e un panino, si può scoprire una cucciolata di cani o raccogliere i fiori per la fotografia di una ragazza morta tragicamente, si può restare sul tetto a guardare la città (forse l’unica vera metropoli che esista in Italia) o ritrovarsi come in fondo sono sin dall’inizio su una stessa barca abbandonata nei sotterranei.

Dalle Note di regia

Durante questo lungo laboratorio si trattava di individuare non solo i più bravi e abbinabili tra loro, ma anche coloro che sarebbero stati in grado di assumersi l’impegno fino in fondo e, ancora nei primi giorni di riprese, avevo il timore che qualcuno ci mollasse prima della fine. Invece Francesca e Alessio sono stati incredibili per impegno e disponibilità. Anche in fase di ripresa volevamo che la macchina cinema fosse la più discreta e agile possibile per lasciare agli attori la massima libertà. Con Luca Bigazzi abbiamo deciso di girare, a parte qualche necessario rinforzo nelle notturne, senza luci aggiuntive e con macchina a spalla per poterci adattare noi al modo degli attori di occupare lo spazio spontaneamente.

Trailer:
Artistic Cast:
Francesca Riso (Veronica) Alessio Gallo (Salvatore) Carmine Paternoster (Bernardino) Salvatore Ruocco (Mimmo) Antonio Buil (padre di Salvatore) Jean-Yves Morand (slavo)
Crew:
regia Leonardo Di Costanzo soggetto Maurizio Braucci Leonardo Di Costanzo sceneggiatura Maurizio Braucci Mariangela Brabanente Leonardo Di Costanzo fotografia Luca Bigazzi scenogragia Luca Servino costumi Kay Devanthey suono Christophe Giovannoni montaggio Carlotta Cristiani musica Marco Cappelli organizzazione generale Giorgio Gasparini prodotto da Carlo Cresto-Dina Tiziana Soudani per Tempesta Rai Cinema Amka Film distribuzione Istituto Luce
Direction notes:
«L'intervallo è il mio primo film di "finzione", finora avevo realizzato film documentari, ma anche in questo lavoro mi è rimasta intatta la curiosità nei confronti del reale come dimensione inesauribile di ispirazione, la fiducia nelle sue infinite possibilità narrative. Perciò, anche in questo film, ho iniziato come nel documentario a osservare e ad ascoltare a lungo. Con Maurizio Braucci e Mariangela Barbanente, i due sceneggiatori, abbiamo incontrato e frequentato a lungo degli adolescenti, andando nei loro luoghi di ritrovo e parlando e ascoltandoli molto. Quando abbiamo iniziato a scrivere ci è apparso subito chiaro che avremmo dovuto pensare la sceneggiatura in modo da lasciare poi spazio agli attori affinché arricchissero i caratteri e le vicende con il loro vissuto; consideravamo la sceneggiatura una sorta di canovaccio, preciso, ma sufficientemente aperto. Benché il film fosse pensato per essere recitato in stretto dialetto napoletano la sceneggiatura è stata scritta in italiano, per lasciare poi agli attori - in fase di preparazione - il compito di tradurla e di adattarla a sé. Per rendere possibile ciò, ho deciso già dall’inizio che i due attori principali sarebbero stati dei non professionisti. La preparazione e la ricerca degli attori è stata lunga. Attraverso scuole e associazioni di educatori, ho incontrato circa 200 adolescenti di quartieri popolari napoletani e, con l'aiuto di Antonio Calone e Alessandra Cutolo, ne ho selezionati una dozzina, più o meno 6 coppie di possibili protagonisti del film. Abbiamo lavorato con questi ragazzi per oltre tre mesi senza mai mettere mano alla sceneggiatura. Si è creato un bel gruppo e, tra noi adulti, già dall'inizio lamentavamo che la scelta finale avrebbe implicato l’esclusione della maggior parte dei selezionati. Di ciò con i ragazzi ne parlavamo spesso ma tutti ci ribadivano che per loro si trattava di un'esperienza utile e bella indipendentemente dall’esito. Solo quando ormai le scelte si erano ristrette a due coppie, abbiamo iniziato a lavorare sulla sceneggiatura. In questa fase abbiamo anche tradotto in napoletano i dialoghi, raccogliendo le suggestioni degli attori che penso li abbiano arricchiti e resi più aderenti al loro mondo. Durante questo lungo laboratorio si trattava di individuare non solo i più bravi e abbinabili tra loro, ma anche coloro che sarebbero stati in grado di assumersi l’impegno fino in fondo e, ancora nei primi giorni di riprese, avevo il timore che qualcuno ci mollasse prima della fine. Invece Francesca e Alessio sono stati incredibili per impegno e disponibilità. Anche in fase di ripresa volevamo che la macchina cinema fosse la più discreta e agile possibile per lasciare agli attori la massima libertà. Con Luca Bigazzi abbiamo deciso di girare, a parte qualche necessario rinforzo nelle notturne, senza luci aggiuntive e con macchina a spalla per poterci adattare noi al modo degli attori di occupare lo spazio spontaneamente. Abbiamo inoltre optato per il super 16, perché capace di assorbire i forti contrasti di luce tra interno ed esterno. Tutto questo per raccontare una storia di adolescenti dove gli adulti non ci sono o sono al di "fuori", avvertiti come minaccia o come portatori di regole e consuetudini da rispettare. Qui sono quelle della camorra che minaccia e blandisce e con le quali a gradi diversi è costretto a fare i conti chi continua a scegliere di vivere in questa città.» Leonardo Di Costanzo

Selezione film

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