Last Summer

Anno:
2014
Durata:
94

Sinossi

Una giovane donna giapponese ha quattro giorni per dire addio al figlio di sei anni, di cui ha perso la custodia, a bordo dello yacht della facoltosa famiglia occidentale dell’ex-marito. Sola con l’equipaggio, che ha il mandato di sorvegliarla a vista, la donna affronta la sfida di ritrovare un legame col bambino prima di doversene separare per molti anni.

Trailer:
Artistic Cast:
Rinko Kikuchi (Naomi) Yorick van Wageningen (Alex) Lucy Griffiths (Rebecca) Laura Sofia Bach (Eva) Daneil Ball (Rod) e per la prima volta sugli schermi: Ken Brady (Ken)
Crew:
regia Leonardo Guerra Seràgnoli sceneggiatura Leonardo Guerra Seràgnoli e Igort con il contributo di Banana Yoshimoto fotografia Gianfilippo Corticelli montaggio Monika Willi scenografia e costumi Milena Canonero casting Avy Kaufman musiche originali Asaf Sagiv suono in presa diretta Alessandro Rolla montaggio del suono Daniela Bassani Marzia Cordò Stefano Grosso fonico di mix Giancarlo Rutigliano produttori esecutivi Andrea Manganelli Olivia Musini organizzatore generale Luca Bitterlin una produzione Cinemaundici Jean Vigo Italia Essentia con Rai Cinema prodotto da Elda Ferri Luigi Musini in collaborazione con Milena Canonero Paul Douek Rony Douek con il sostegno del MIBACT con il contributo di Apulia Film Commission distribuzione internazionale Fortissimo Films distribuzione Bolero Film
Direction notes:
«Quattordici anni fa, una donna, seduta sul divano di casa dei miei genitori, non riusciva a trattenere le lacrime. Era venuta a cena da noi insieme a degli amici di mia madre. Era una sconosciuta che piangeva apertamente davanti a degli estranei. Rimasi a guardarla dal bordo della stanza. Provava a raccontare con una voce esile che suo marito le stava portando via i figli. Questo ricordo, rimosso per molti anni, è poi riapparso fino a svilupparsi interiormente e trasformarsi nel soggetto di Last Summer. Con il film volevo indagare la possibilità dell’inizio di un rapporto nella sua fine; raccontare il travaglio di un riavvicinamento. La lotta di potere in cui lo squilibrio di determinate dinamiche sociali rende difficile mantenere intatta la propria identità. Un microcosmo inaccessibile che è luogo di isolamento e coercizione permeato da sentimenti di disorientamento e sconfitta. Una riconciliazione catartica tra il presente e il passato che permette d'imparare a parlare con la propria voce; d’imparare a essere di nuovo madre e figlio, per la prima e ultima volta. Un viaggio in cui quando tutte le difficoltà ingombranti lentamente scompaiono, la mente lascia spazio a sentimenti primari. E nel loro perdurare, la speranza di cambiare il corso degli eventi futuri. La preparazione del film è stata un viaggio. Di distanze percorse fisicamente col desiderio d'inseguire una condivisione che potesse avvicinare gli interlocutori, che li facesse dialogare con una lingua comune. In questo itinerario che mi ha portato fino in Giappone da Banana Yoshimoto, della quale ho potuto osservare il rapporto dolce e materno nei confronti del figlio, che in Igort ha trovato un punto di svolta e coincidenza inaspettato con in suoi guizzi fuori dall'ordinario, passando alle serate con Milena Canonero nell'ufficio della produzione a discutere di ogni singolo dettaglio in un film per il quale i costumi erano una sfida legata all'essenziale e all'armonia, per poi arrivare a Vienna, vivendola in due stagioni e scoprendo in Monika Willi un centro propulsivo di ispirazione e supporto, in questo viaggiare, ho imparato molto più di quello che potessi immaginare e approfondito la storia che, insieme, avremmo raccontato. Ho compreso dal primo incontro con Luigi Musini e Elda Ferri, che in loro avevo trovato qualcuno che mi dava fiducia e permetteva che io partissi, che cercassi, anche al costo di perdere un'identità. L'esplorazione ha portato all'arricchimento dei livelli interpretativi, ha dato spessori culturali misti al progetto. Avevo il desiderio di capire come oggi, mentre si assiste a uno sgretolamento delle identità nazionali sul web, si crei di pari passo una necessità d'identità culturale maggiore e se questo fosse stato possibile metterlo in discussione subliminalmente in una storia che sia su carta che nella sua creazione s'azzardasse, nella sua commistione, in favore di un centro emotivo universale. Come quando si viaggia e s'incontrano culture differenti e qualcosa in noi resta, poiché in fondo alcune parti sono comuni nonostante appaiano incomprensibili e lontane. E in questo andare, ho cercato di raccontare una storia, che si svolgesse in una unità spazio-tempo, dove condurre lo spettatore, in mezzo al mare, in un non-luogo, lontano da tutto, dalla terra, dalla cronaca, dal pregiudizio: uno spazio in cui ognuno fosse libero di interpretare, di associare le proprie esperienze in un percorso narrativo che non cercasse spiegazioni, ma che vivesse solo del rapporto emotivo tra una madre e un figlio.» Leonardo Guerra Seràgnoli

Selezione film

La rete degli spettatori porta film di qualità nelle sale e nelle scuole, facendo incontrare il pubblico con registi, sceneggiatori e attori.