Io la conoscevo bene

Anno:
1965
Durata:
115

Sinossi

Adriana Astarelli è una bella ragazza della provincia contadina pistoiese, spigliata e non introversa e tuttavia sola e ingenua ora che vuole far strada, per migliorare la propria condizione, nel crudele mondo dello spettacolo della capitale. Per questo motivo la ragazza usa tutti i propri mezzi (sana bellezza, commuovente ignoranza, sinceri slanci affettivi), lavora come può e aderisce al corteggiamento di molti uomini: squallidi opportunisti come un agente pubbliciario, un press agent e uno scrittore, ma anche inutili precari, come un giovane ambiguo, un borghese, un attore; annega lo sconforto nella musica del giradischi o in una nuova pettinatura, ma viene umiliata da gelosie e invidie, meschinità e soprattutto dal “male oscuro” dell’inutilità, e poi dall’indifferenza di quel mondo che si vanta di averla conosciuta bene solo dopo averla illusa e sfruttata e condotta (complice la scoperta d’essere incinta senza neanche sapere di chi e la notizia della morte improvvisa della sorella, ma ancora di più la stanchezza e la delusione per un futuro incomprensibile o assente) al suicidio.

Note a margine

Inno al candore magistralmente interpretato da una Stefania Sandrelli di gran razza e naturalissima, insieme a denuncia dei luoghi comuni dell’ottusa borghesia romana, del suo arrivismo che brucia i desideri della gioventù e del sottobosco del mondo dello spettacolo balordo e caricaturale, il film si fa notare anche per il lavoro di montaggio e per la musica di Piero Piccioni, nella quale s’intarsiano diverse canzoni dell’epoca.

Io la conoscevo bene è un’opera che si colloca degnamente all’interno della tradizione della grande commedia all’italiana, avvalendosi d’una pregevole sceneggiatura firmata, oltre che dal regista, dalla collaudata coppia Scola-Maccari (già autori de Il sorpasso). Il risultato è uno spaccato di un’epoca in trasformazione, una radiografia di un “boom economico” dietro al quale si nascondono ignoranza, alienazione, perdita d’ogni valore, solitudine.

Prodotto da Turi Vasile per Ultra Film/Les films du siècle/Roxy Film, pensato inizialmente per Sandra Milo, il film rivelò Stefania Sandrelli, imposta dal regista contro il parere di tutti, e fruttò tre Nastri d’argento: all’attore non protagonista (Ugo Tognazzi, che rende indimenticabile un’unica apparizione nei panni di un attore che mendica una scrittura), alla sceneggiatura (Scola e Maccari) e alla regia (Pietrangeli), giudicata interessante soprattutto per l’impostazione frammentaria della narrazione, che è strutturata a episodi che si succedono con un ritmo sempre più incalzante sino al tragico epilogo.

Pietrangeli riesce, sapientemente, a costruire un linguaggio profondamente connaturato al nucleo tematico che innerva l’intero film. Le categorie, quasi morali, della frammentazione, della discontinuità, l’assenza di quell’unità e organicità che sono tipiche della cultura contadina dalla quale Adriana proviene, anzi fugge, si incarnano in un’organizzazione del materiale narrativo fondata sulla mera giustapposizione di personaggi e situazioni. In questa scelta coraggiosa, Pietrangeli si colloca quindi fuori, dal punto di vista formale, dagli schemi della tipica commedia all’italiana, più influenzato semmai dalla francese école du regard.

Artistic Cast:
Stefania Sandrelli (Adriana) Nino Manfredi (Cianfanna) Ugo Tognazzi (Bagini) Franco Fabrizi (Paganelli) Turi Ferro (Commissario) Jean-Claude Brialy (Marchioni) Mario Adorf (Emilio Ricci) Enrico Maria Salerno (Roberto) Solvi Stubing (Susan) Karin Dor (Barbara)
Crew:
regia Antonio Pietrangeli soggetto e sceneggiatura Antonio Pietrangeli Ruggero Maccari Ettore Scola fotografia Armando Nannuzzi montaggio Franco Fraticelli musica Piero Piccioni
Direction notes:
Inno al candore magistralmente interpretato da una Stefania Sandrelli di gran razza e naturalissima, insieme a denuncia dei luoghi comuni dell'ottusa borghesia romana, del suo arrivismo che brucia i desideri della gioventù e del sottobosco del mondo dello spettacolo balordo e caricaturale, il film si fa notare anche per il lavoro di montaggio e per la musica di Piero Piccioni, nella quale s'intarsiano diverse canzoni dell'epoca. Io la conoscevo bene è un'opera che si colloca degnamente all'interno della tradizione della grande commedia all'italiana, avvalendosi d'una pregevole sceneggiatura firmata, oltre che dal regista, dalla collaudata coppia Scola-Maccari (già autori de Il sorpasso). Il risultato è uno spaccato di un'epoca in trasformazione, una radiografia di un "boom economico" dietro al quale si nascondono ignoranza, alienazione, perdita d'ogni valore, solitudine. Prodotto da Turi Vasile per Ultra Film/Les films du siècle/Roxy Film, pensato inizialmente per Sandra Milo, il film rivelò Stefania Sandrelli, imposta dal regista contro il parere di tutti, e fruttò tre Nastri d'argento: all'attore non protagonista (Ugo Tognazzi, che rende indimenticabile un'unica apparizione nei panni di un attore che mendica una scrittura), alla sceneggiatura (Scola e Maccari) e alla regia (Pietrangeli), giudicata interessante soprattutto per l'impostazione frammentaria della narrazione, che è strutturata a episodi che si succedono con un ritmo sempre più incalzante sino al tragico epilogo. Pietrangeli riesce, sapientemente, a costruire un linguaggio profondamente connaturato al nucleo tematico che innerva l'intero film. Le categorie, quasi morali, della frammentazione, della discontinuità, l'assenza di quell'unità e organicità che sono tipiche della cultura contadina dalla quale Adriana proviene, anzi fugge, si incarnano in un'organizzazione del materiale narrativo fondata sulla mera giustapposizione di personaggi e situazioni. In questa scelta coraggiosa, Pietrangeli si colloca quindi fuori, dal punto di vista formale, dagli schemi della tipica commedia all'italiana, più influenzato semmai dalla francese école du regard.

Selezione film

La rete degli spettatori porta film di qualità nelle sale e nelle scuole, facendo incontrare il pubblico con registi, sceneggiatori e attori.