Il primo uomo

Anno:
2012
Durata:
98

Sinossi

Tra i rottami dell’auto sulla quale Albert Camus trovò la morte il 4 gennaio del 1960, fu rinvenuto un manoscritto con correzioni, varianti e cancellature: la stesura originaria e incompiuta de Il primo uomo, sulla quale la figlia Catherine, dopo un meticoloso lavoro filologico, ricostruì il testo pubblicato nel 1994. È una narrazione forte, commovente e autobiografica, che molto ci dice del suo autore, della sua formazione e del suo pensiero. Attraverso le impressioni e le emozioni del protagonista che, nel desiderio di ritrovare il ricordo del padre morto nella prima guerra mondiale, torna in Algeria per incontrare chi l’aveva conosciuto, Camus ripercorre parte della propria vita: l’infanzia povera, le amicizie, le tradizioni, i sogni vissuti in “un anonimato dove non esiste né passato né avvenire”, dai quali emerge la figura di un uomo ideale, quel “primo uomo” che forse potrebbe essere in ciascuno di noi.

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Il film colpisce proprio per l’intensità dell’adesione spirituale a una figura e a una tematica storica tipicamente francese (la tormentata e tormentosa perdita dell’Algeria) che, a parte il momento epico-narrativo de La battaglia di Algeri (1966) di Gillo Pontecorvo, non è certo molto frequentata e presente nel cinema e nella cultura italiana. Certamente, se la rappresentazione rimanesse a livello di un’onesta, fedele ricostruzione storico-biografica, oggi non ci interesserebbe poi molto dello schierarsi di Camus, ovvero di Jacques Cormery, suo alter ego narrativo, nel 1957, in occasione di un viaggio in Algeria (dove era nato nel 1913) sia contro la tesi dell’Algeria francese a tutti i costi, sia contro quella a favore dell’Algeria libera anche con il sangue, per una soluzione di compromesso e pacificazione politica.

Dalle Note di regia

Il primo uomo è l’intervento potente di un grande scrittore sulla tragedia del proprio Paese e del proprio tempo, la confessione che sgombra il campo da ogni sospetto di reticenza e di ambiguità rispetto alla guerra di liberazione algerina, di cui Camus ha faticato a liberarsi. Ma nessuna autobiografia può appassionarci se non tocca in parte anche la nostra vita. Nell’infanzia di Camus ad Algeri ho ritrovato le tracce della mia Calabria nel secondo dopoguerra. A suo padre così ostinatamente cercato si è sovrapposta l’immagine di mio padre lontano e sconosciuto. La nonna e la madre sono diventate le stesse presenze quotidiane di quando ero bambino.

Trailer:
Artistic Cast:
Jacques Gamblin (Jacques Cormery) Maya Sansa (Catherine Cormery) Catherine Sola (Catherine Cormery) Denis Podalydès (maestro Bernard) Ulla Baugué (nonna) Nicolas Giraud (zia Etienne) Nino Jouglet (Jacques bambino) Abdlkarim Benhabouccha (Hamoud) Hachemi Abdelmalek (Aziz) Djamel Saïd (Hamoud bambino) con la partecipazione di Jean-Paul Bonnaire (zio Etienne) Jean-François Stévenin (padrone della fattoria)
Crew:
scritto e diretto da Gianni Amelio dal romanzo omonimo di Albert Camus fotografia Yves Cape scenografia Arnaud de Moléron costumi Patricia Colin suono François Waledisch montaggio Carlo Simeoni montaggio del suono Elisabeth Paquotte musica Franco Piersanti prodotto da Riccardo Tozzi Giovanni Stabilino Marco Chimenez Bruno Pesery Philippe Carcassonne per Cattleya Maison de Cinéma Soudaine Compagnie France 2 Cinéma Rai Cinema Laith Media
Direction notes:
«Ho accettato una sfida senza mai pensare a un confronto, che sarebbe stato impossibile. So che il regista deve considerare il libro a cui si ispira uno stimolo e non un tema da illustrare, ma questa volta era diverso. Il primo uomo non è un romanzo di finzione ma un'opera autobiografica: non si trattava quindi di fedeltà a un testo letterario (questione opinabile) ma del rispetto per la vita di una persona. Inoltre non ho mai considerato Il primo uomo un libro "incompiuto" ma l'espressione piena e coerente del pensiero di Camus, in linea con le sue opere più alte. E solo una lettura superficiale potrebbe immaginarlo come un racconto nostalgico rivolto al passato. Penso invece che Il primo uomo sia un libro politico nel senso più ampio del termine, cioè urgente e profondo, un libro "necessario" nel momento in cui è stato scritto, e non solo. Il primo uomo è l'intervento potente di un grande scrittore sulla tragedia del proprio Paese e del proprio tempo, la confessione che sgombra il campo da ogni sospetto di reticenza e di ambiguità rispetto alla guerra di liberazione algerina, di cui Camus ha faticato a liberarsi. Ma nessuna autobiografia può appassionarci se non tocca in parte anche la nostra vita.  Nell'infanzia di Camus ad Algeri ho ritrovato le tracce della mia Calabria nel secondo dopoguerra. A suo padre così ostinatamente cercato si è sovrapposta l'immagine di mio padre lontano e sconosciuto. La nonna e la madre sono diventate le stesse presenze quotidiane di quando ero bambino. E così la sua scuola è diventata la mia scuola, il suo maestro il mio maestro. Non capita spesso a un regista di avere in dono una storia così alta da raccontare. Io ho voluto che diventasse anche la mia storia non per presunzione ma per umiltà. Ho fatto questo film per un atto d'amore.» Gianni Amelio

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