I soliti ignoti

Anno:
1958
Durata:
102

Sinossi

Una banda di disonesti pasticcioni cerca di mettere a punto il colpaccio della vita presso il Monte di Pietà. Si riuniscono in cinque per definire meglio il piano, chiedendo aiuto al più esperto Dante Cruciani (Totò), ex ladro di grande fama, super specializzato in casseforti, che ormai fa da consulente al gruppo. Gli altri: il vecchio Capannelle (Carlo Pisacane), sfuggito a un arresto per l’ultimo sfortunato colpo con il suo complice Cosimo, vero mandante di questa prossima rapina; Mario (Renato Salvatori), ragazzo orfano con poca voglia di lavorare; Ferribotte (Tiberio Murgia), il siciliano che tiene rinchiusa in casa la sua meravigliosa sorella (Claudia Cardinale); Tiberio (Marcello Mastroianni), fotografo con figli a carico addetto a riprendere in lontananza la sequenza della cassaforte con una vecchia cinepresa; e Peppe-er-pantera (Vittorio Gassmann), pugile perennemente a tappeto che nasce come “pecora” ma evolve in “agnello”. Fortemente motivato dall’interesse di ottenere tanto denaro in un colpo solo, il gruppo prepara scrupolosamente ogni dettaglio di questo strategico piano, non tenendo conto però della miriade di ostacoli che potrebbero incontrare nel percorso. La difficoltà maggiore sta nel trovare il momento giusto per occupare l’appartamento adiacente alla gioielleria, per demolirne la parete e accedere alla famosa cassaforte, quindi le due vecchine residenti sono un intralcio alla missione. Così l’affascinante Peppe viene incaricato di sedurre la giovane cameriera, per scoprire le abitudini delle sue padrone e, venuto a sapere delle loro abitudinarie gite fuori porta in determinati giorni della settimana, tutto sembra ancora più facile e accessibile. Ma la notte del colpo arrivano le prime defezioni: Mario si ritira, ormai innamorato della bella Carmelina, sorella finalmente liberata da Ferribotte, il quale si sente più responsabile e vuole mettere la testa a posto per entrambi; e Peppe che ha in mano la “chiave” direttamente per il paradiso, il quale si lascia andare a un’improvvisa buona condotta morale e preferisce complicare la missione alla sua banda, piuttosto che mettere nei guai la giovane domestica da cui ormai si sente emotivamente coinvolto.

Ma l’ostacolo peggiore è la loro goffaggine: nessuno di loro valuta la nuova disposizione dei mobili dell’arredamento, distruggendo una parete che porta unicamente nel bagno dello stesso appartamento, ritrovandosi infine seduti a tavola per rubare solo una cena alle due vecchine. Significativo il trafiletto sul giornale del giorno dopo: “I soliti ignoti. Col sistema del buco rubano pasta e ceci.”

Note a margine

I soliti ignoti, film del 1958, sancisce la nascita della vera e propria commedia all’italiana a cui poi Divorzio all’italiana di Pietro Germi nel 1961 attribuirà il suddetto nome.

Grazie all’ambientazione nella periferia romana (tra Portonaccio, Prenestino e il quartiere Appio-Latino di Roma), all’apparenza estranea al boom che sta esaltando l’Italia, alla scelta di caratteristi e attori non o poco professionisti, come gli esordienti Claudia Cardinale e Tiberio Murgia (che inaugurerà il ruolo ricorrente del siculo geloso, pur essendo sardo, grazie al doppiaggio di Renato Cominetti) o l’iconico Carlo Pisacane, I soliti ignoti si impone per il meccanismo ben oliato (scritto da Agenore Incrocci e Furio Scarpelli – in arte Age e Scarpelli – con Suso Cecchi D’Amico) ma soprattutto per i personaggi esemplari che fanno un ritratto di una città e di un preciso ambiente sociale capace di dire molto di quegli anni di trasformazione economica e politica.

Appena un anno prima de La grande guerra, altro grande capolavoro del celebre regista italiano, I soliti ignoti valse a Mario Monicelli la nomination al premio Oscar come miglior film straniero (una tra le 6 avute in tutta la sua vita) e altri premi: Vela d’oro al festival di Locarno, Conchiglia d’argento a San Sebastian e 3 Nastri d’argento (alla sceneggiatura, alla produzione di Franco Cristaldi e a Vittorio Gassman nel primo ruolo comico della carriera).

Tutto questo gran successo (anche all’estero, dove è stato distribuito con il buffo titolo di Big Deal on Madonna Street) non stupisce, anche perché valore aggiunto a quest’opera è quello d’aver promosso a nuovo filone cinematografico il “caper movie”, nel quale il tema del furto in tutte le sue caratteristiche diventa argomento fondamentale dell’intera trama e della stessa tensione narrativa del film: Colpo grossoLa stangataI signori della truffaLe ieneOcean’s eleven sono solo alcuni tra gli esempi esistenti.

Particolarmente importante in questo progetto è dunque la caratterizzazione dei personaggi. Essa diventa il nucleo narrativo fondamentale della storia: ognuno ha una storia a sé, un proprio modo di parlare e muoversi, tutti convergenti sullo stesso obiettivo comune per poi riprendere ciascuno la propria miserabile strada, verso la scoperta di una moralità tutta nuova, per la quale si preferisce passare da una finestra, piuttosto che da una porta già aperta.

Al film seguì, con gli stessi personaggi e attori, Audace colpi dei soliti ignoti (1959), per la regia di Nanni Loy (dove manca Mastroianni e si aggiunge Nino Manfredi) e, molti anni dopo, I soliti ignoti vent’anni dopo (1985), regia di Amanzio Todini. Al film si ispirano direttamente anche Crackers (1984), regia di Louis Malle, e Welcome to Collinwood (2002), regia di Anthony e Joe Russo.

 

Artistic Cast:
Vittorio Gassman (Er Pantera) Renato Salvatori (Mario Angeletti) Memmo Carotenuto (Cosimo) Rosanna Rory (Norma) Carla Gravina (Nicoletta) Claudia Cardinale (Carmelina) Carlo Pisacane (Capannelle) Tiberio Murgia (Ferribotte) Marcello Mastroianni (Tiberio) Totò (Dante Cruciani) Nino Marchetti (Uomo del banco dei pegni)
Crew:
regia Mario Monicelli soggetto Age Furio Scarpelli sceneggiatura Mario Monicelli Suso Cecchi D'Amico Age Furio Scarpelli fotografia Gianni Di Venanzo montaggio Adriana Novelli musica Piero Umiliani produttore Franco Cristaldi
Direction notes:
I soliti ignoti, film del 1958, sancisce la nascita della vera e propria commedia all'italiana a cui poi Divorzio all’italiana di Pietro Germi nel 1961 attribuirà il suddetto nome. Grazie all'ambientazione nella periferia romana (tra Portonaccio, Prenestino e il quartiere Appio-Latino di Roma), all'apparenza estranea al boom che sta esaltando l'Italia, alla scelta di caratteristi e attori non o poco professionisti, come gli esordienti Claudia Cardinale e Tiberio Murgia (che inaugurerà il ruolo ricorrente del siculo geloso, pur essendo sardo, grazie al doppiaggio di Renato Cominetti) o l'iconico Carlo Pisacane, I soliti ignoti si impone per il meccanismo ben oliato (scritto da Agenore Incrocci e Furio Scarpelli – in arte Age e Scarpelli – con Suso Cecchi D'Amico) ma soprattutto per i personaggi esemplari che fanno un ritratto di una città e di un preciso ambiente sociale capace di dire molto di quegli anni di trasformazione economica e politica. Appena un anno prima de La grande guerra, altro grande capolavoro del celebre regista italiano, I soliti ignoti valse a Mario Monicelli la nomination al premio Oscar come miglior film straniero (una tra le 6 avute in tutta la sua vita) e altri premi: Vela d'oro al festival di Locarno, Conchiglia d'argento a San Sebastian e 3 Nastri d'argento (alla sceneggiatura, alla produzione di Franco Cristaldi e a Vittorio Gassman nel primo ruolo comico della carriera). Tutto questo gran successo (anche all'estero, dove è stato distribuito con il buffo titolo di Big Deal on Madonna Street) non stupisce, anche perché valore aggiunto a quest'opera è quello d'aver promosso a nuovo filone cinematografico il "caper movie", nel quale il tema del furto in tutte le sue caratteristiche diventa argomento fondamentale dell'intera trama e della stessa tensione narrativa del film: Colpo grossoLa stangataI signori della truffaLe ieneOcean's eleven sono solo alcuni tra gli esempi esistenti. Particolarmente importante in questo progetto è dunque la caratterizzazione dei personaggi. Essa diventa il nucleo narrativo fondamentale della storia: ognuno ha una storia a sé, un proprio modo di parlare e muoversi, tutti convergenti sullo stesso obiettivo comune per poi riprendere ciascuno la propria miserabile strada, verso la scoperta di una moralità tutta nuova, per la quale si preferisce passare da una finestra, piuttosto che da una porta già aperta. Al film seguì, con gli stessi personaggi e attori, Audace colpi dei soliti ignoti (1959), per la regia di Nanni Loy (dove manca Mastroianni e si aggiunge Nino Manfredi) e, molti anni dopo, I soliti ignoti vent'anni dopo (1985), regia di Amanzio Todini. Al film si ispirano direttamente anche Crackers (1984), regia di Louis Malle, e Welcome to Collinwood (2002), regia di Anthony e Joe Russo.

Selezione film

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