Isabella Sandri

Biografia

Laureata al DAMS – indirizzo Arte – di Bologna, e diplomata in Regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.

Negli anni ’80 ha girato diversi filmati su donne artiste e intellettuali. In quegli anni gira anche dei cortometraggi (La vestaglia rosa, prodotto da Rai Uno e da Ipotesi Cinema), e dei documentari, alcuni con Giuseppe Gaudino (Joannis Amaelii: animula vagula blandula, e Calcinacci, che vince al Festival di Torino il premio Spazio Italia e viene invitato al Cinema du Réel di Parigi e al Festival di Rotterdam).

Dal 1992 al 1995 è impegnata nelle riprese del suo primo lungometraggio Il mondo alla rovescia, invitato al Festival di Locarno e, tra i tanti, anche ai festival di Rotterdam, Karlovy Vary, Torino, San Paolo, e San Pietroburgo.

Nel 1997 gira un documentario in Ruanda, Gli spiriti delle mille colline, sul genocidio dei tutsi ma anche sulle stragi non raccontate degli hutu. Il documentario viene proiettato alla Biennale di Venezia, vince il Silver Spire Award al San Francisco Film Festival e il 2° Premio Libero Bizzarri.

Lo stesso anno viene anche portato a termine il film di Giuseppe Gaudino Giro di lune tra terra e mare di cui è la produttrice e la co-sceneggiatrice. Il film è invitato in concorso alla Biennale di Venezia e vince numerosi premi in vari festival nel mondo (tra cui il Tiger Award al Festival di Rotterdam).

Gira nel 1999 La casa dei Limoni, un documentario co-prodotto dalla Rai sul sogno impossibile di una bambina palestinese che vive nel campo profughi di Sabra e Chatila in Libano, di tornare nel villaggio di suo nonno, in Israele-Palestina.

Il suo secondo film lungometraggio è del 2000, Animali che attraversano la strada, l’iniziazione dolorosa di un’adolescente al mondo degli adulti. Ambientato nelle periferie di Roma, viene invitato alla Biennale di Venezia, nella sezione ufficiale Cinema del Presente. La Rai collabora alla produzione. Partecipa a numerosi festival e viene distribuito dall’Istituto Luce.

Nel 2001, gira il documentario I quaderni di Luisa, che fa parte della serie prodotta da Nanni Moretti I Diari della Sacher ispirata a storie vere dell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano. Invitato alla Biennale di Venezia, è basato sulla storia di una casalinga che affida a quattro quaderni la sua sofferenza per non impazzire, ma è soprattutto il racconto del suo lento ma lucido e vitale affrancamento da un rapporto matrimoniale lesivo della sua libertà.

Nel 2003 presenta al Festival di Torino La zattera di sabbia, un documentario sulle ultime tribù tuareg del nord del Mali sopravvissute alla siccità e ora in lotta per non perdere l’identità nomade e guerriera a favore di una scelta stanziale. Al festival vince il Premio Speciale della Giuria.

Dal 2003 al 2005 gira con Giuseppe Gaudino un film-documentario prodotto dalla Fandango: Maquilas, sulle fabbriche di frontiera del nord del Messico, a Ciudad Juárez, la città dove vengono ritrovate centinaia di donne uccise e fatte a pezzi, in gran parte proprio operaie delle “maquilas”. Il film è un lunghissimo viaggio nell’inferno da chi viene da una specie di paradiso, quello dei villaggi dei contadini del Chiapas, un paradiso svilito dalle politiche dei trattati del libero commercio. Viene presentato al Festival di Torino, dove vince il Premio Speciale della Giuria e il premio Cipputi, come miglior documentario sul mondo del lavoro.

Dal 2003 al 2008 è impegnata sempre con Gaudino nella realizzazione di un film-documentario, Storie d’armi e di piccoli eroi, girato in Afghanistan sulla storia di un orfano delle “bombe intelligenti” che si salva la vita grazie alla scrittura e ai libri, grazie alla cultura. Le penne contro le bombe per salvare anche con la propria semplice esistenza il futuro del suo Paese.

 

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