Antonio Capuano

Biografia

Vive e lavora a Napoli.

Il suo primo lungometraggio, Vito e gli altri, presentato al Festival di Venezia del 1991 vince la Settimana della Critica. Fin dal suo esordio il regista si impone come autore di un cinema scomodo, i luoghi di una Napoli semisconosciuta e i corpi adolescenziali dei giovani protagonisti diventano così i testimoni di una condizione di degrado vissuta con amara consapevolezza. Nel 1994 partecipa al film collettivo L’unico paese al mondo e firma il cortometraggio Pallottole su Materdei. Pianese Nunzio, 14 anni a maggio (1996), probabilmente il suo film più noto, ancora ambientato a Napoli, in un quartiere la Sanità, a forte presenza camorristica, si ispira a un fatto di cronaca e narra l’amicizia del prete della locale parrocchia per uno dei ragazzini che la frequentano. Nel 1997 dirige l’episodio Sofialorén per il film collettivo I vesuviani (1997). Il suo interesse per Napoli e per i bambini si accosta a quello per la grande tradizione cinematografica italiana ed emerge in Polvere di Napoli (1998).

Sperimentatore di generi e formati, presenta in Concorso al Festival di Venezia del 2001 Luna rossa, una rielaborazione in “chiave camorristica” del mito tragico di Oreste. Con La guerra di Mario (2005), incentrato sul tema dell’affido temporaneo e quindi ancora sulla figura di un bambino, il regista conferma il suo interesse per il cinema di impegno civile, distante da quel “cinema medio” cui non ha mai sentito di appartenere. Così anche il documentario Bianco e nero alla ferrovia (2007) si rivela una ricerca antropologica e culturale sull’evoluzione multietnica di Piazza Garibaldi, uno dei luoghi più conosciuti di Napoli. Luce del cielo (2007), video per l’apertura della Triennale del Design di Milano, indaga il regno della luce artificiale. Con Giallo? (2008) il regista filtra l’inquietudine del vivere sociale attraverso la lente del noir e del thriller. Nel 2005 il Museum of Modern Art di New York gli ha dedicato una retrospettiva.

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