Una vita tranquilla

Anno:
2010
Durata:
105

Sinossi

Rosario Russo ha poco più di cinquanta anni. Da dodici vive in Germania dove gestisce, insieme alla moglie Renate, un albergo ristorante. La sua vita scorre serena: ha un bambino, un aiuto cuoco che è anche un amico, e molti progetti per il futuro. Un giorno di febbraio, però, tutto cambia. Nel ristorante di Rosario arrivano due ragazzi italiani. Uno si chiama Edoardo ed è il figlio di Mario Fiore, capo di una delle più potenti famiglie di camorra. L’altro si chiama Diego, e Rosario lo riconosce subito, anche se non si vedono da quindici anni… Da quando Rosario si chiamava Antonio De Martino ed era uno dei più feroci e potenti camorristi del casertano.

Allora si era fatto credere morto e si era ricostruito una nuova vita all’estero. I due ragazzi arrivano su mandato della camorra. E la vita tranquilla di Rosario Russo prende una piega imprevedibile e drammatica.

Trailer:
Artistic Cast:
Toni Servillo (Rosario Russo) Marco D'Amore (Diego) Francesco Di Leva (Edoardo) Juliane Köhler (Renate) Leonardo Sprengler (Mathias) Alice Dwyer (Doris) Maurizio Donadoni (Claudio) Giovanni Ludeno (Enzino)
Crew:
regia Claudio Cupellini soggetto Filippo Gravino (vincitore del Premio Solinas 2003) sceneggiatura Filippo Gravino Guido Iuculano Claudio Cupellini aiuto regia Lorenzo Grasso costumi Mariano Tufano scenografia Erwin Prib suono Michael Busch fotografia Gergely Poharnok montaggio Giuseppe Trepiccione prodotto da Fabrizio Mosca una produzione ACABA Produzioni e Entertainment BABE Films in collaborazione con RAI Cinema con la partecipazione di Canal+ CinéCinéma con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali con il contributo del Deutscher Filmförderfonds con il supporto del Programma Media dell'Unione Europea e realizzato anche grazie all'utilizzo del credito d'imposta distribuzione italiana 01 Distribution distribuzione estera BETA Film
Direction notes:
«Una vita tranquilla parla la lingua dei sentimenti, il racconto si concentra sulle persone e sulla loro quotidiana fatica di vivere, di nascondersi, di essere al tempo stesso assassini ed esseri umani spaventati, fragili e tormentati. In questo modo, il centro emotivo del film va a collocarsi in quei sentimenti ambigui che dividono e uniscono un figlio dal padre, che lo ha abbandonato per salvarsi la vita: amore e rabbia irrisolta da un lato, paura e senso di colpa dall'altro. Rosario è un latitante pluriomicida e allo stesso tempo un bravo padre di famiglia, uno chef e un marito. Diego, a sua volta, è un ragazzo allo stesso tempo feroce ed ingenuo, irrisolto nel suo cercare una collocazione nel mondo, diviso tra il desiderio di emulare un padre mai davvero conosciuto e l'istinto alla negazione e alla distruzione di ogni legame. Il centro della storia di Una vita tranquilla non ha quindi a che fare con la camorra e con i fatti di cronaca, (successivi all'idea del film di diversi anni); gli elementi noir della trama hanno la funzione più alta di mettere in scena un tema esistenziale tipico del racconto moderno: la duplicità dell'essere umano. La storia si svolge nel contesto di una quotidianità disarmante e assoluta: si tratta di un contesto che conosco bene e che fa parte integrante del mio immaginario sin da quando ero bambino. Provengo da una zona abbastanza nota per le sue località termali, cittadine sonnolente e ordinate, silenziose e pacifiche. Nel raccontare la storia di Rosario ho avuto la sensazione d'essere di nuovo nei luoghi dove sono cresciuto: la città ideale per chiunque voglia rimuovere i propri errori e cercare un nuovo inizio, nascondersi e liberarsi dalla paura, costruirsi una vita tranquilla e viverla come se il passato non esistesse. La serenità addormentata di questi piccoli paesi è per me bella e commovente: tanto più commovente se teniamo conto della sua radicale fragilità. Tutto quel che vediamo – il ristorante, gli alberi di castagno, la piscina comunale e i viali mai trafficati – è destinato a finire, sconvolto dal ritorno di un passato che non era mai stato davvero rimosso e di cui si può avere un'immagine quando si solleva lo sguardo oltre il piccolo centro abitato, verso la spaventosa e inquietante natura che lo circonda. Poter girare in Germania ha significato soprattutto questo, ma è anche un passo importante verso la costruzione di storie che non siano solo italiane, campane o venete: storie europee, poiché negli ultimi anni è sempre più chiaro che tutto è connesso e che la cosiddetta unità di luogo è diventata, per chiunque voglia raccontare una storia esemplare di questi tempi, una fastidiosa camicia di forza. Anche questo aspetto, insieme alle diverse lingue parlate nel film, dall'accento veneto dell’aiuto cuoco al tedesco leggermente impacciato di Rosario, dall'italiano indeciso di Renate al dialetto stretto di Eduardo e Diego, costituisce un'importante risorsa espressiva e rappresenta il tema portante del film: nella sua nuova lingua, Rosario ha creduto di poter nascondere il proprio passato. Da qui il suo desiderio di parlarla bene, senza accento, come se fosse sempre vissuto in Germania. Ma il passato, come l'accento materno, è impossibile da cancellare.» Claudio Cupellini

Selezione film

La rete degli spettatori porta film di qualità nelle sale e nelle scuole, facendo incontrare il pubblico con registi, sceneggiatori e attori.