Sciuscià

Anno:
1946
Durata:
93

Sinossi

Due ragazzetti, Pasquale e Giuseppe, sono “sciuscià”, storpiatura di “shoe-shine”, a Roma, dove puliscono le scarpe ai militari americani e fanno piccoli traffici di borsa nera. Con i soldi guadagnati comprano un cavallo bianco di nome Bersagliere, desiderato a lungo. Ma quando finiscono in carcere minorile, coinvolti in un furto, Bersagliere viene affidato a uno stalliere per tirare carri funebri. Tra visita medica, fila alla mensa, pacchi di parenti e chiacchiere con i compagni di cella, la vita in carcere scorre noiosa, fino a quando un commissario di polizia fa credere a Pasquale, attraverso un gioco d’ombre, che Giuseppe viene torturato, e gli fa quindi confessare i nomi dei loro mandanti. Ora Pasquale è considerato un traditore. Un recluso di nome Arcangeli, per vendetta, fa trovare alle guardie una lima nascosta nel suo materasso e Pasquale, dopo averlo colpito con violenza, finisce in isolamento. I due lustrascarpe ormai sono nemici, e i rispettivi avvocati fanno crescere l’acredine, mettendoli uno contro l’altro al processo. Il risultato è la condanna per entrambi. Giuseppe decide allora di seguire Arcangeli in un’evasione, promettendogli in cambio Bersagliere. L’unico amico di Pasquale, un ragazzo tubercolotico di nome Raffaele, resta morto schiacciato dal parapiglia che segue un incendio provocato ad arte per la fuga. Pasquale resta anche lui coinvolto nell’evasione ma viene preso e, capito il piano di Giuseppe, anche per proteggere l’amato cavallo, rivela dove si è nascosto. Le guardie trovano la stalla dove Giuseppe sta cercando di fuggire con Bersagliere, ma Pasquale, involontariamente, lo fa cadere da cavallo e Giuseppe muore. Ora Pasquale piange disperato la sua morte, mentre Arcangeli è scappato e lo stesso Bersagliere si allontana nella notte.

Note a margine

Su base documentaristica (un’inchiesta fotografica condotta a fianco del fotografo Pietro Portalupi) prende forma  Sciuscià, un film che, ravvivato da un gruppo di sceneggiatori coordinati da Cesare Zavattini, offre un ritratto di rara intensità realistica, fatto di sincera partecipata adesione al “vissuto” concreto e insieme alla dimensione immaginaria (il cavallo bianco, la comica di Charlot proiettata nel carcere minorile ecc.) del mondo giovanile del dopoguerra.

Il racconto è asciutto e nervoso, il sonoro “sporco” e per questo efficace nel ridurre la distanza dal reale che intende restituire, la sapiente direzione di interpreti presi dal vero, la viva descrizione degli ambienti, confermano la sicura capacità del regista nel tradurre la ricca sostanza d’autore in un linguaggio cinematografico coerentemente elaborato. Distribuito con successo negli Stati Uniti Sciuscià frutta a Vittorio De Sica il primo Oscar (speciale per “la qualità superlativa raggiunta in condizioni avverse”), ma soprattutto fa conoscere il neorealismo nel mondo. Diffondendo la forza di una cinematografia che non ha paura di guardare senza infingimenti i mali d’una società e rappresentarli con coraggio e rigore. Prodotto in grande economia da Paolo William Tamburella per Alfa cinematografica, costato meno di un milione di lire, fu venduto per quattromila lire al distributore americano Ilya Lopert che ci guadagnò un milione di dollari.

Artistic Cast:
Franco Interlenghi (Pasquale) Rinaldo Smordoni (Giuseppe) Annielo Mele (Raffaele) Bruno Ortenzi (Arcangeli) Emilio Cigoli (Staffera) Leo Garavaglia (Commissario) Gino Saltamerenda (Panza) Anna PEdoni (Nannarella) Enrico Da Silva (Giorgio)
Crew:
regia Vittorio De Sica soggetto e sceneggiatura Sergio Amidei Adolfo Franci Cesare Giulio Viola Cesare Zavattini fotografia Anchise Brizzi montaggio Niccolò Lazzari scenografia Ivo Battelli musica Alessandro Cicognini
Direction notes:
Su base documentaristica (un'inchiesta fotografica condotta a fianco del fotografo Pietro Portalupi) prende forma  Sciuscià, un film che, ravvivato da un gruppo di sceneggiatori coordinati da Cesare Zavattini, offre un ritratto di rara intensità realistica, fatto di sincera partecipata adesione al "vissuto" concreto e insieme alla dimensione immaginaria (il cavallo bianco, la comica di Charlot proiettata nel carcere minorile ecc.) del mondo giovanile del dopoguerra. Il racconto è asciutto e nervoso, il sonoro "sporco" e per questo efficace nel ridurre la distanza dal reale che intende restituire, la sapiente direzione di interpreti presi dal vero, la viva descrizione degli ambienti, confermano la sicura capacità del regista nel tradurre la ricca sostanza d'autore in un linguaggio cinematografico coerentemente elaborato. Distribuito con successo negli Stati Uniti Sciuscià frutta a Vittorio De Sica il primo Oscar (speciale per "la qualità superlativa raggiunta in condizioni avverse"), ma soprattutto fa conoscere il neorealismo nel mondo. Diffondendo la forza di una cinematografia che non ha paura di guardare senza infingimenti i mali d'una società e rappresentarli con coraggio e rigore. Prodotto in grande economia da Paolo William Tamburella per Alfa cinematografica, costato meno di un milione di lire, fu venduto per quattromila lire al distributore americano Ilya Lopert che ci guadagnò un milione di dollari.

Selezione film

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