Bellissima

Anno:
1951
Durata:
113

Sinossi

Maddalena Cecconi adora la figlia Maria, una bambina di otto anni che gli occhi di mamma fanno credere bellissima, e quando sente che il regista Alessandro Blasetti sta cercando una bambina per fare un film la fa partecipare a tutti i costi, tra la folla di mamme e figlie dell’audizione. Nonostante le difficoltà, Maddalena spende per la bambina in foto, parrucchiere e abiti, corsi di ballo e recitazione, oltre che per pagare un millantatore che le promette di far avere particolare attenzione al provino della bambina, la quale però non sembra interessata e sul più bello scoppia a piangere. Capito dalle risate della troupe di essersi sbagliata, Maddalena ora la vuole riportare a casa, né cede alla tentazione di firmare il contratto che il regista, nonostante le lacrime di Maria, vuole comunque fare per scritturare la bambina.

Note a margine

Luchino Visconti trae da un soggetto di Cesare Zavattini una sorta di melodramma satirico sui falsi miti del cinematografo. Usa infatti lo spunto neorealista come semplice pretesto per ispirarsi a L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti nel descrivere l’ambiente di Cinecittà e i suoi spacciatori di illusioni. Dal melodramma deriva il tono agrodolce del film e l’alternarsi dei motivi grotteschi e patetici. Ma la ragione principale che spinse il regista a dirigere Bellissima fu l’occasione di dedicarsi a un ritratto femminile. Fin da Ossessione (1943), Visconti desiderava lavorare con Anna Magnani (Nastro d’argento come miglior attrice 1952). Lasciando spazio alla sua capacità d’improvvisare, Visconti si sofferma sulle motivazioni psicologiche e le frustrazioni di fondo del personaggio di Maddalena, superando così i limiti del bozzetto di costume, propri del soggetto iniziale.

Lino Miccichè sosterrà che il film «lungi dall’essere una condanna “neorealistica” del cinema non realistico è una polemica frontale contro un cinema non più riformabile, non più modificabile, non più rifondabile», come si vedrà poi meglio con Senso (1954).

Artistic Cast:
Anna Magnani (Maddalena) Walter Chiari (Alberto) TIna Apicella (Maria Cecconi) Gastone Renzelli (Spartaco) Tecla Scarano (Maestra recitazione) Arturo Beagaglia (Fotografo) Nora Ricci (Stiratrice)
Crew:
regia Luchino Visconti soggetto Cesare Zavattini sceneggiatura Suso Cecchi D'Amico Francesco Rosi Luchino Visconti fotografia Piero Portalupi montaggio Mario Sarandei scenografia Gianni Polidori musica Franco Mannino produttore Salvo D'Angelo
Direction notes:
Luchino Visconti trae da un soggetto di Cesare Zavattini una sorta di melodramma satirico sui falsi miti del cinematografo. Usa infatti lo spunto neorealista come semplice pretesto per ispirarsi a L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti nel descrivere l'ambiente di Cinecittà e i suoi spacciatori di illusioni. Dal melodramma deriva il tono agrodolce del film e l'alternarsi dei motivi grotteschi e patetici. Ma la ragione principale che spinse il regista a dirigere Bellissima fu l'occasione di dedicarsi a un ritratto femminile. Fin da Ossessione (1943), Visconti desiderava lavorare con Anna Magnani (Nastro d'argento come miglior attrice 1952). Lasciando spazio alla sua capacità d'improvvisare, Visconti si sofferma sulle motivazioni psicologiche e le frustrazioni di fondo del personaggio di Maddalena, superando così i limiti del bozzetto di costume, propri del soggetto iniziale. Lino Miccichè sosterrà che il film «lungi dall'essere una condanna "neorealistica" del cinema non realistico è una polemica frontale contro un cinema non più riformabile, non più modificabile, non più rifondabile», come si vedrà poi meglio con Senso (1954).

Selezione film

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