Un castello in Italia

Anno:
2013
Durata:
104

Sinossi

In parte autobiografica, la storia racconta l’inizio amore fra Louise e il giovane Nathan, proprio nel momento in cui la famiglia di Louise vive un drammatico declino: suo fratello Ludovic è gravemente malato e i debiti costringono la madre a vendere la grande casa di famiglia, il castello in Italia.

Dalle Note di regia

Un castello in Italia racconta al tempo stesso una storia familiare e una storia d’amore. Credo sia più facile, in generale, scrivere una storia familiare piuttosto che una storia d’amore. C’è qualcosa di originale e attraente nella famiglia del film, qualcosa di immediatamente romanzesco. Ho immaginato di girare il film nel castello che un tempo è stato davvero la nostra dimora di famiglia. Ne ho conservato delle immagini forti, molto precise e dettagliate. In confronto, la storia d’amore è stata a lungo meno reale e palpabile nel copione e l’intervento di Louis Garrel nella creazione del suo personaggio è stato determinante affinché le due anime del film si equilibrassero.

Trailer:
Artistic Cast:
Valeria Bruni Tedeschi (Louise) Louis Farrel (Nathan) Filippo Timi (Ludovic) Marisa Borini (la madre) Céline Sallette (Jeanne) André Wilms (padre di Nathan) Marie Rivière (madre di Nathan) Gérard Falce (Gérard) Pippo Delbono (prete) Silvio Orlando (sindaco)
Crew:
regia Valeria Bruni Tedeschi sceneggiatura e dialoghi Valeria Bruni Tedeschi Agnès De Sacy Noémie Lvovsky fotografia Jeanna Lapoirie scenografia Emmanuelle Duplay montaggio Laure Gardette Francesca Calvelli suono François Waledisch costumi Caroline De Vivaise segretaria di edizione Bénédicte Darblay produttore Saïd Ben Said direttore di produzione Frédéric Blum assistente alla regia Olivier Genet direttore di post-produzione Abraham Goldblat prodotto da SBS Productions in co-produzione con Arté France Cinéma Delta Cinéma in asssociazione con La Banque Postale Image 5 Manon 2 Softcinema 8 Developpement con la partecipazione di Canal+ Cine+ Arté France Centre National du Cinéma ed de l'Image Animée Piemonte Film Commission
Direction notes:
«La nascita del film Fin dall'inizio era mio desiderio pensare a Čechov e più precisamente a Il giardino dei ciliegi. Volevo raccontare la storia di una famiglia, di un fratello malato, con un castello, un parco, dei ricordi e la vendita di quel castello che riecheggia la fine di un mondo. Il giardino dei ciliegi e in generale la "musica" di Čechov mi hanno accompagnato durante tutte le fasi del film: la scrittura, la preparazione, le riprese e il montaggio. Più concretamente, la stesura del copione è iniziata con la collisione di due sequenze opposte, collisione che ha dato al film il suo impulso vitale. C'è la scena in auto tra Louise, la protagonista, e Nathan, il suo fidanzato. Litigano e non sappiamo perché, i dialoghi sono quasi astratti... A un certo punto capiamo che hanno un appuntamento per un'operazione di fecondazione artificiale. L'altra scena è quella all'ospedale, tra Louise e suo fratello, Ludovic, che è molto malato. Lei annuncia di essere incinta e la speranza di una nascita si affianca alla paura della morte. Sono due elementi opposti che interagiscono dando il via alla storia. Una storia familiare Un castello in Italia racconta al tempo stesso una storia familiare e una storia d'amore. Credo sia più facile, in generale, scrivere una storia familiare piuttosto che una storia d'amore. C'è qualcosa di originale e attraente nella famiglia del film, qualcosa di immediatamente romanzesco. Ho immaginato di girare il film nel castello che un tempo è stato davvero la nostra dimora di famiglia. Ne ho conservato delle immagini forti, molto precise e dettagliate. In confronto, la storia d'amore è stata a lungo meno reale e palpabile nel copione e l'intervento di Louis Garrel nella creazione del suo personaggio è stato determinante affinché le due anime del film si equilibrassero. D'altra parte, nel racconto del rapporto tra fratello e sorella ci sono stati due film decisivi che mi hanno influenzato: Il giardino dei Finzi-Contini di De Sica e Salto nel vuoto di Bellocchio. In entrambi vi è la storia di un fratello e una sorella troppo vicini, pericolosamente vicini. Qualcosa di innominabile li lega e anche se non è possibile per loro definirlo, quel qualcosa esiste. Una coppia fuori dagli schemi Louise e Nathan non sono una coppia convenzionale. Sono diversi per età, classe sociale e hanno ossessioni diverse. Si potrebbe dire che sono una coppia "strana" e la maggior parte delle persone non ha i loro problemi. Lei vuole un figlio ma è troppo avanti con gli anni; lui non è più sicuro del suo lavoro malgrado abbia successo. Ma ciò che è davvero notevole in questa storia d'amore è qualcosa di più universale: sono due persone che stanno per annegare e si aggrappano l'uno all'altra per salvarsi. E, misteriosamente, ce la fanno. Due identità, due lingue, due voci Sento di avere una doppia identità, italiana e francese, e lo stesso vale per il film. La mia lingua madre è l'italiano, la mia infanzia è stata in Italia e anche quando mi sono trasferita in Francia ho frequentato la scuola italiana a Parigi. I miei primi amici e i miei primi amori sono stati italiani. Il francese invece è per me la lingua dell'età adulta. Mi sento più forte con il francese. Sarebbe difficile scrivere qualcosa di personale senza passare da una lingua all'altra, perché la musica di entrambe è parte di me. Si tratta di due voci, nel vero senso della parola: in italiano, la mia voce è più profonda e rauca che in francese. Anche il personaggio di Louise ha queste due voci. Momenti di fede L'aspetto religioso è molto importante nel film. Da una parte c'è il mio personaggio che è in cerca della fede, dall'altra quello di mia madre, che con la fede ha un rapporto intimo, di dialogo: ha discussioni animate con la Vergine Maria, con cui litiga e si riappacifica. È una persona capace di "momenti di fede", di bagliori che la rendono più sicura e la fanno andare avanti. Louise è incapace di sentire questi "momenti", ma, rispetto alla madre, si può dire che è incapace in generale di avere una propria vita: non ha bambini, non ha un marito, né un lavoro, né la fede. Per questo motivo il suo rapporto con la religione è assurdo e grottesco, fatto di rituali, superstizioni e tensione nervosa. Filippo Fisicamente, Filippo Timi non corrispondeva affatto all'attore che avevo immaginato per il ruolo del fratello. Neanche ci somigliamo. Poi, vedendo gli screen test, si è rivelata una connessione tra noi che mi ha sorpresa. Si tratta della scena di Barbablù: dicevamo delle cose pensandone altre, avevamo lo stesso sottotesto. Recitavamo insieme qualcosa di diverso da quello che la scena raccontava. Si sentiva l'infanzia comune e l'ambiguità: eravamo da subito fratello e sorella. E la stessa sintonia, in modo del tutto naturale, è scattata tra Filippo e mia madre. La scelta di una madre Marisa Borini, mia madre nel film e nella vita, è stata molto coinvolta nel film, in tutta la lavorazione. Per il fatto che suo figlio, mio fratello, sia morto davvero, interpretare questa parte le ha procurato più dolore di quanto immaginasse. Ma quando ha letto il copione mi ha detto: "Sarà difficile, ma voglio che nessun'altra abbia questo ruolo". Quando una madre perde un figlio, il dolore è così profondo, costante e onnipresente, che fare un film non cambia la situazione. E in ogni caso, la sua scelta, anche se ardua, è dovuta al fatto che è una vera artista. Era una pianista, ora è un'attrice: l'arte è l'ossigeno che ha bisogno di respirare.» Valeria Bruni Tedeschi

Selezione film

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