Cesare deve morire

Anno:
2012
Durata:
76

Sinossi

Teatro del carcere di Rebibbia. La rappresentazione di Giulio Cesare di Shakespeare ha fine fra gli applausi. Le luci si abbassano sugli attori tornati carcerati. Vengono scortati e chiusi nelle loro celle.

Sei mesi prima: il direttore del carcere e il regista teatrale interno spiegano ai detenuti il nuovo progetto: Giulio Cesare. Prima tappa: i provini. Seconda tappa: l’incontro con il testo. Il linguaggio universale di Shakespeare aiuta i detenuti-attori a immedesimarsi nei personaggi. Il percorso è lungo: ansie, speranze, gioco. Sono i sentimenti che li accompagnano nelle loro notti in cella, dopo un giorno di prove. Ma chi è Giovanni che interpreta Cesare? Chi è Salvatore – Bruto? Per quale colpa sono stati condannati? Il film non lo nasconde. Lo stupore e l’orgoglio per l’opera non sempre li liberano dall’esasperazione carceraria. Arrivano a scontrarsi l’uno con l’altro, mettendo in pericolo lo spettacolo. Giunge il desiderato e temuto giorno della prima. Il pubblico è numeroso e eterogeneo: detenuti, studenti, attori, registi. Giulio Cesare torna a vivere, ma questa volta sul palcoscenico di un carcere. È un successo. I detenuti tornano nelle celle. Anche “Cassio”, uno dei protagonisti, uno dei più bravi. Sono molti anni che è entrato in carcere, ma stanotte la cella gli appare diversa, ostile. Resta immobile. Poi si volta, cerca l’occhio della macchina da presa. Ci dice: “Da quando ho conosciuto l’arte, questa cella è diventata una prigione”.

Dalla Scheda PDF di approfondimento

Qui se un detenuto dice che «si è montato la testa», riferito a un attore che prova lo spettacolo, si sta specchiando nel Cesare inglese; se si giura (o anche non si giura, sostituendo al giuramento il guardarsi negli occhi), se si tradisce o uccide, non si può non pensare ai reati che hanno portato gli attori (veri carcerati) al penitenziario; se si parla d’onore e di vendetta, non si può non pensare alle trappole di certi codici della malavita; se ci si pente di aver trovato noioso leggere al tempo del liceo, non si può non considerare il desiderio di volere ora una vita diversa, riscattata, attraverso la condanna e lo sguardo errante e pensoso al soffitto, perché specchiata nel gioco di morte e vita che è stato e resta ancora ineluttabilmente vero.

Dalle Note di regia

Sentimmo il bisogno di scoprire con un film come può nascere da quelle celle, da quegli esclusi, lontani quasi sempre dalla cultura, la bellezza delle loro rappresentazioni. Proponemmo al loro regista interno, Fabio Cavalli, il Giulio Cesare di Shakespeare. Lo abbiamo realizzato con la collaborazione dei detenuti, girando nelle loro celle, nei cunicoli per l’ora d’aria, nei bracci della sezione e infine sul loro palcoscenico. Abbiamo cercato di mettere a confronto l’oscurità della loro esistenza di condannati con la forza poetica delle emozioni che Shakespeare suscita, l’amicizia e il tradimento, l’assassinio e il tormento delle scelte difficili, il prezzo del potere e della verità.

Trailer:
Artistic Cast:
Cosimo Reega (Cassio) Salvatore Striano (Bruto) Giovanni Arcuri (Cesare) Antonio Frasca (Marcantonio) Juan Dario Bonetti (Decio) Vittorio Parrella (Casca) Rosario Majorana (Metello) Vincenzo Gallo (Lucio) Francesco De Masi (Trebonio) Gennaro Solito (Cinna) Francesco Carusone (indovino) Fabio Rizzuto (Stratone) Maurilio Giaffreda (Ottavio)
Crew:
scritto e diretto da Paolo e Vittorio Taviani collaborazione alla sceneggiatura Fabio Cavalli direttore della fotografia Simone Zampagni suono Benito Alchimede Brando Mosca organizzatore generale Patrich Giannetti regia delle scene teatrali Fabio Cavalli montaggio Roberto Perpignani musica Giuliano Taviani Carmelo Travia prodotto da Grazia Volpi per Kaos Cinematografica in associazione con Stemal Entertainment srl Le Talee La Ribalta - Centro Studi E. M. Salerno in collaborazione con Rai Cinema distribuzione Sacher
Direction notes:
«Fu un'amica a noi cara che ci disse di essere stata poche sere prima a teatro, e di avere pianto; non le succedeva da anni. Andammo a quel teatro, e quel teatro era un carcere. Il carcere di Rebibbia, sezione di Alta Sicurezza. Attraverso cancelli e inferriate arrivammo davanti a un palcoscenico, dove una ventina di detenuti, di cui alcuni ergastolani, dicevano Dante, la Divina Commedia. Avevano scelto alcuni canti dell'Inferno e ora nell'inferno del loro carcere rivivevano il dolore e il tormento di Paolo e Francesca, del conte Ugolino, di Ulisse… Li raccontavano ciascuno nel proprio dialetto, confrontando a tratti la storia poetica che evocavano con la storia della propria vita. Ci ricordammo le parole, e il pianto, della nostra amica. Sentimmo il bisogno di scoprire con un film come può nascere da quelle celle, da quegli esclusi, lontani quasi sempre dalla cultura, la bellezza delle loro rappresentazioni. Proponemmo al loro regista interno, Fabio Cavalli, il Giulio Cesare di Shakespeare. Lo abbiamo realizzato con la collaborazione dei detenuti, girando nelle loro celle, nei cunicoli per l'ora d'aria, nei bracci della sezione e infine sul loro palcoscenico. Abbiamo cercato di mettere a confronto l'oscurità della loro esistenza di condannati con la forza poetica delle emozioni che Shakespeare suscita, l'amicizia e il tradimento, l'assassinio e il tormento delle scelte difficili, il prezzo del potere e della verità. Entrare nel profondo di un'opera come questa significa guardare dentro se stessi: soprattutto quando si lasciano le tavole di un palcoscenico per tornare a chiudersi dentro le pareti di una cella.» Paolo e Vittorio Taviani

Selezione film

La rete degli spettatori porta film di qualità nelle sale e nelle scuole, facendo incontrare il pubblico con registi, sceneggiatori e attori.